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Emi, poesia industriale

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Intervista di Rosa Bertoli

Fotografie Studio Bouroullec 

Emi è una collezione che fonde tecnologia e design: un trio di elementi luminosi racchiusi in un palo triangolare, la cui luce potente ma delicata è emessa da un corpo che rimane quasi invisibile. In questa intervista, Bouroullec ci parla del suo progetto, del suo processo di realizzazione e anche della scelta del nome.

La prima cosa che salta all'occhio guardando Emi è il motivo circolare ripetuto. Puoi parlarmi della prima creazione di questo modello e di come questo si sia evoluto nel tempo fino all'applicazione a questo progetto?

Erwan Bouroullec: Il lavoro dello Studio Bouroullec ha sempre ruotato attorno ad unità componibili. E il cerchio è probabilmente una delle entità più geometriche ed estreme che si possano trovare poiché rappresenta anche l'assenza di verticalità e orizzontalità offrendo molta più libertà. Nel mio lavoro sono sempre ossessionato dalla modellazione 3D. Credo anche nella geometria. Costruire con la geometria è una parte importante del mio lavoro.


In che modo tutto ciò si applica al design di Emi?

E.B.: Non ho molte nozioni teoriche su cosa sia una forma giusta e cosa una forma sbagliata. Ma creando riesco a vedere quando c'è una geometria molto più bella. Con Emi, grazie alla fonte luminosa, è venuto molto naturale utilizzare un triangolo invece di una forma circolare o quadrata. E il triangolo non è una forma molto usuale nella vita quotidiana. È un motivo che nella maggior parte dei casi appartiene alla struttura, lo si trova nella carpenteria dei tetti, come elemento meccanico che aiuta a stabilizzare una forma. Quindi, a un certo punto dire “okay, facciamo sì che tutto ruoti attorno al triangolo” è stata una decisione molto facile.

Emi è il suo primo progetto illuminotecnico realizzato in autonomia per Flos e si ispira al concetto paradossale di "luce dall'ombra".


Il concetto di luce dall'ombra definisce questo progetto, mi puoi dire qualcosa di più?

E.B.: Emi utilizza una sorgente luminosa sviluppata da Flos Architectural che ha la capacità di emettere luce da un cono collocato in profondità, in modo da non essere visibile. Non si percepisce che la luce proviene da questa lampada. Quando ho dovuto darle un nome, ho chiesto a Chat GPT: "Potresti descrivere una fonte di luce che proviene dall'ombra?" E Chat GPT ha semplicemente detto: "No, non esiste. Non è possibile.” Ed è stato divertente perché mi aspettavo più apertura da parte dell'AI.


E alla fine, come sei arrivato al nome Emi?

E.B.: Fa riferimento alla pronuncia di “emitting”, un’abbreviazione che indica “emettere luce”. È la sua abbreviazione. Ma suona anche come “aim” (puntare), un altro concetto che mi piaceva. L'idea di queste lampade è che si possano usare come uno spot, direzionando la luce, e la parola “aim” ha un significato di obiettivo, direzione, qualcosa che si vuole raggiungere.

Il percorso del lavoro di Erwan Bouroullec, sia come membro dello Studio Bouroullec che, più recentemente, come designer indipendente, ha sempre affiancato all’approccio estetico distintivo il fascino della meccanica industriale della creatività.


Emi è un esempio di grande design industriale come strumento: scompare quando non è in uso, ma la sua potenza emerge quando è illuminata.

E.B.: Ha una sorgente luminosa molto forte, che consente di illuminare uno spazio molto rapidamente o di attenuare la luce per creare un'illuminazione più intima. E poi c'è il fatto che non si vede esattamente la fonte di luce; quindi, in sostanza la luce è fatta dalle pareti che la riflettono. Non è filtrata da un paralume e assumerà le caratteristiche della stanza: se avete una stanza blu, la luce diventerà blu, ad esempio. E poiché gli occhi non vedono la sorgente, che è parte di un mistero, l'effetto finale è quello di una luce molto naturale proveniente dalle pareti.


Come hai sviluppato questa lampada con Flos?

E.B.: Flos è maestra in tema di luce. Un aspetto molto piacevole di una lampada Flos è che quando la si accende si ottiene una luce di qualità straordinaria. Una volta trovata la sorgente luminosa, non restava altro che studiare con il team di Flos Architectural di Valencia come metterla nella posizione giusta. La passione per la produzione è una parte importante del design e con Flos ci sono stati confronti davvero interessanti e intensi.

Che impatto hanno i materiali sul design della luce?

E.B.: Emi è costituita da un corpo in alluminio e da una base in ghisa. Si tratta di uno sviluppo interessante poiché l'uso del ferro è una tecnica antica per le basi delle lampade. Tornare alla ghisa è stato come tornare alla vecchia tecnologia.

L'aspetto positivo è che si tratta di ferro puro, facile da riciclare, ma è anche molto pesante e per sua natura è sempre un po' granuloso, vivace. Credo che dovremmo lasciare che i materiali esprimano ciò che sono.

Con Emi, Erwan Bouroullec porta la qualità dell'illuminazione professionale negli ambienti domestici e del contesto dell’ospitalità.

In tutti questi anni di lavoro nel campo dell'illuminazione, cosa ti ha insegnato l’illuminotecnica?

E.B.: La luce ha un valore molto scultoreo per due motivi. Nella maggior parte dei casi le luci sono collocate sul soffitto, un punto solitamente molto vuoto, per cui la luce diventa una presenza visiva importante. Ma la luce può anche essere scultorea, può creare volume in uno spazio. La luce porta un simbolismo molto forte nella stanza. La progettazione illuminotecnica è sempre stata la parte più emotiva della mia attività personale e dello Studio. Le persone ricordano una luce molto più di un tavolo, perché la luce è fondamentale per entrare in sintonia con una stanza, crea esperienza.